Antonio Vigilante - anno scolastico 2007-2008
Antonio Vigilante - 24-08-2008
Questa, che potremmo chiamare fase 2 della caccia al diverso, è probabilmente già cominciata. Ne abbiamo avuto qualche anticipazione già anni fa. Tra poco, con ogni probabilità, quelle anticipazioni appariranno rose e fiori. Il diverso diverso, il diverso di seconda generazione, è il meridionale. Perché in Italia le cose vanno male? Colpa dei meridionali. Risposta facile ed efficace. "Nel Sud alcune scuole abbassano la qualità della scuola italiana. In Sicilia, Puglia, Calabria e Basilicata organizzeremo corsi intensivi per gli insegnanti", dichiara il ministro dell'istruzione Gelmini. Comodo, no?
Antonio Vigilante - 18-08-2008
La pars construens della pedagogia istituzionale di Lapassade (istituzionale nel senso che considera la scuola una istituzione modificabile dagli studenti) consiste nella proposta del metodo dell'autogestione pedagogica, che intende restituire agli studenti il potere e il diritto di gestire la propria formazione culturale. Il docente molla la presa, lasciando alla classe il compito di organizzarsi e diventando una sorta di consulente, che interviene per fornire materiale di lavoro e per animare il gruppo. Dopo lo smarrimento iniziale, il gruppo si organizza, si dà una struttura interna, impara a prendere decisioni all'unanimità. I risultati sono rilevanti su almeno due piani.
Antonio Vigilante - 18-12-2007
Sono perplesso.
Leggo e rileggo la Costituzione, ma non trovo il punto esatto in cui si dice che la scuola italiana deve essere fondata sulla competizione. Nell'articolo 34 leggo che la scuola è aperta a tutti, e quella parola - tutti - mi piace, mi sembra contenere un intero programma politico, e morale (tutti è anche una delle parole chiave della filosofia di Capitini). Nello stesso articolo, è vero, si legge che "capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi", ma non mi sembra che si voglia stabilire una competizione tra i capaci e meritevoli e gli altri. Si vuol dire, invece, che quella parola, tutti, include anche i poveri, se sono capaci e meritevoli.